Quando ho visto questa immagine di Cecile Dormeau illustration (guardatela, fa cose bellissime), il colpo d'occhio è andato sulla pluralità delle forme della cura senza notare, in prima battuta che tra i "my babies" ci fosse anche un partner. O almeno a me pare ma bisognerebbe cheidere all'autrice. Uomo, donna, gender fluid, altro, non so, ma mi verrebbe da dire che i partner non sono bambini. Tuttavia l'immagine potrebbe alludere alla tenerezza, certo che, a me pare, qui il terreno si fa scivoloso: la tenerezza non trasforma un adulto in un bambino eccetera eccetera. Di mio, mi sono permessa di guardare il disegno con un punto interrogativo e di procedere sulla base di un dubbio interpretativo.
Di tutte le altre raffigurazioni, gatti, piante, musica, libri mi sembra di poter dire che siano belle e toste.
Toste per un pensiero dominato dalle categorie.
Toste in una cultura in cui il materno viene esaltato come onnipotenza della cura familiare, (con varie forme di schiavitù al seguito, ad esempio quella di dover essere materne nei confronti della galassia di uomini che incontriamo, figli, partner, padri), ma non come libera soggettività di scegliere come dove e quando esser materne, o di non esserlo affatto.
Nel caso specifico, di essere materne con chi si vuole e come si vuole. Ovviamente non vale solo per le donne, vale per tuttə.
Così è e, c'è da supporre, così resterà fino a quando la cura non diverrà il paradigma politico del vivere e di abitare le molte forme del fare comunità oggi. Anche non familiari, soprattutto non familiari. Amicali, per esempio, di solidarietà, per esempio. E poi di vivere sole (sole?) e in santa pace senza dover rendere conto del perché e del per come a uno sguardo giudicante e interpretativo, fatto, appunto, di categorie - traumi, diagnosi, sfortune, incapacità etc. - insomma tutto tranne la liberta' che, a ben guardare, è un innesto fecondo di tutti i "nonostante" della nostra vita dato che ciò che si sceglie è "niente di meno" di una disponibilità emotiva al prendersi cura, nostra nei confronti degli altri e degli altri verso di noi. E su questo, bisogna pur dire che le forme tradizionali di legame familiare e di coppia, beh, qualche danno lo fanno.
Auguro, auguriamoci, che la crisi possa produrre uno switch imprevisto ma non imprevedibile, perché di un cambiamento a favore della libera espressione delle soggettività tuttə, dei modi di prendersi cura che si allargano ogni giorno di più in una visione incarnata di forme plurime (che piaccia o no), ci stiamo interessando appassionatamente in moltə, da tanto tempo. Con fatica, ma anche con gioia spregiudicata.
Buon Anno n u o v o
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