Ci sono gli auguri e poi ci sono le intenzioni. Soprattutto, ci sono le pratiche. Le pratiche sono simpatiche, perché piene di contraddizioni. Ad esempio, posso esprimere l'intenzione di non ferire nessuno ma mi può capitare di farlo.
Allora, grazie a quella che un tempo si chiamava virtù e che oggi forse si chiama coraggio ( termini bellissimi entrambi, vero?), mi accorgo che ho ferito e mi precipito a chiedere scusa. In questo modo, con pazienza, umiltà, empatia verso l'altrə e benevolenza verso i miei errori, posso onorare la bellezza della vita.
Poi ci sono gli eccessi: di insicurezza, di oblativita', di empatia, e il credere di dover dare spiegazioni per ogni cosa che facciamo.
Dare spiegazioni eccessive significa giustificarsi, quindi sentirsi in difetto; spiegare minuziosamente qualcosa a qualcuno significa invece voler convincere, aspettarsi una conferma della bontà delle proprie argomentazioni e, in ultima analisi, del proprio valore.
In entrambi i casi, si tratta di forme della dipendenza: dalla poca stima di sè nel primo caso, dal bisogno di voler cambiare l'altro nel secondo.
Spesso non ci si fa caso ma auguri, intenzioni e pratiche vanno a braccetto, soprattutto quando si tratta di sovvertire abitudini e convinzioni consolidate.
Auguro a tuttə, soprattutto alle donne, un anno che possa nutrirsi di poche spiegazioni: a figli, mariti, amanti, datori di lavoro, amici, genitori. Auguro a tutte di licenziarsi dalla convinzione di dover essere costantemente ingranaggio, conforto, porto sicuro, consolazione. Ci auguro di dimetterci dall'essere perennemente al servizio, dal considerare gli altri più importanti di noi. Ci auguro grandi slarghi in libertà, gioia sfrenata e rispetto.
A noi tutte auguro di praticar(ci) amore.
コメント