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  • Immagine del redattoreKatia Cazzolaro

Il gatto sbagliato o forse no

Aggiornamento: 7 set 2022

Oh, oh, sembra sia tornato il gatto sbagliato.

Mentre attendo con apprensione il ritorno a casa di Puma, Ginger bussa alla mia porta.

Prima orfano del nonno della corte passato a miglior vita, poi dei vicini che hanno appena traslocato e infine di un mio tentativo fallito di farlo adottare da una nuova vicina di casa, ecco il gatto che torna alle origini, nella casa di chi lo ha salvato.


Ieri ero arrabbiata - partiamo dagli impulsi bassi, necessari pure loro - perché pur amando Ginger come un figlio, sto cercando di misurare i carichi della cura e un gatto in più è pur sempre un gatto in più.

Poi una amica mi ha detto: "non hai bisogno che qualcuno ti verbalizzi che non se ne vuole occupare, il micio ti ha scelto in risonanza col tuo cuore, sii grata".

Chi conosce gli occhi di un animale quando ti trafiggono fino a zone lontane del tuo sentire, sa cosa sia la gratitudine di cui parla la mia amica Cristina.


La mia rabbia nasce quindi in questo caso da una frustrazione: sto molto misurando la mia disponibilità nel prendermi cura di tanti animali, per cui l'arrivo di Ginger mi crea obbiettivamente una frustrazione.


La questione della cura mi interroga da sempre mettendo a nudo il mio punto debole: accogliere e "darmi" anche oltre misura.

I gatti non cercati ma comunque accolti sono abbastanza e non sono uno scherzo, soprattutto quando si ammalano, che vuol dire impegno in termini di tempo, emozioni, denaro.

Sto mettendo paletti, ho imparato a delegare, sto godendo del senso del limite, da qualche tempo sto vivendo una dimensione nuova che arriva tardivamente nella mia vita, anche in linea con il calo del rendimento fisico e psichico che accompagna la mia età. Per una volta, mi sento al posto giusto nel momento giusto.

L'arrivo di un nuovo gatto, che fino a pochi anni fa non mi avrebbe fatto problema, oggi mi spiazza.


Non so come andrà a finire, non sto cercando consigli su cosa fare con Ginger ma vorrei provare a mettere a fuoco il disorientamento che procura un evento imprevisto quando ci costringe a guardare più da vicino un nostro limite.


Credo ci siano forze dentro di noi che somigliano a richiami ancestrali, credo che arrivino da lontano, dalle genealogie, dai traumi, dalle vocazioni. Nel mio caso, la cura mi ha permesso di sopravvivere, io sono come un soldato tornato dal Vietnam, diceva il mio terapeuta, ho attraversato ingorghi familiari che son stati fardelli e, grazie alla cura, sono la donna che sono, la professione che ho scelto. Ho dovuto lavorare molto interiormente per capire che potevo essere amata senza dover prendermi cura degli altri sacrificando me stessa, come il romanzo familiare mi aveva, sia pur inconsapevolmente, chiesto di fare.

Gli antenati, i genitori, ci consegnano carichi densi di problemi e questioni irrisolte, sta a noi spezzare la catena, ce lo insegna in maniera illuminante il paradigma delle costellazioni familiari.


Eppure, l'esperienza me lo ha insegnato più volte, è proprio quando il cambiamento si consolida offrendoci prospettive inedite che arriva un segno che ci mette alla prova, forse per permetterci di essere ancora più intimamente in risonanza con ciò che abbiamo deciso di essere o di diventare.

Un gatto, dotato di telepatia, è senz'altro un segno speciale.


Solitamente non amo scrivere di questi temi, anche perché poi le persone - del tutto in buona fede e al solo scopo di starmi vicine - mi fanno dono di consigli vari. Del resto non si può spiegare in uno scritto una vita intera e io non sono così brava attraverso la scrittura a far intravvedere mondi. Ogni scritto racconta una parzialità e per di più la parzialità di quel momento, solitamente inquinato dall'ego, per cui è necessario un grande lavoro di ripulitura e di silenzio che ci aiuti a trovare la lucidità necessaria.

Bisognerebbe imparare a scrivere solo quando si è lucidi ma la scrittura a volte rapisce e consegna a chi legge la debolezza, il tormento, l'incertezza umana, e va bene così.


Ogni segno è un accadimento, e ogni accadimento va a toccare una stanza del cuore se il cuore è pulito e aperto.

Ognuno con la propria storia, conserva la possibilità di cambiare in risonanza con le orecchie dell'universo perchè non esiste dualità, e tutto è Uno. Ognuno è dotato del coraggio di attraversare la nigredo alchemica, la putrefazione e la decomposizione, primo passaggio per arrivare all'albedo e alla rubedo, il processo che segna la trasmutazione del metallo in oro secondo gli alchimisti, il processo di individuazione e trasformazione di sé secondo Jung.


La nostra decomposizione (di abiti, abitudini, schemi), fa paura ed è un peccato aver perso il contatto col mondo dei simboli: forse questa vita e questo periodo così precario e funesto potrebbe diventare motivo di elevazione spirituale, una occasione per uscire dalle logiche del dominio del forte sul debole attraverso le quali abbiamo colonizzato il mondo, per creare una realtà nuova, energeticamente superiore. Invece il clima è pesante, le energie sono basse e in questo gas soffocante è molto difficile sintonizzarsi sul piano simbolico: negli ultimi due anni ci hanno impauriti, terrorizzati e a breve saremo anche affamati e sempre più poveri.


Qualcuno ha preannunciato l'apocalisse. Chi lo sa se accadrà davvero, sembra però che l'apocalisse sia già in corso, nel disastro ambientale, negli individualismi di ciascuno di noi e nello strapotere delle oligarchie finanziarie.


Non credo che intonando collettivamente un mantra si possa cambiare il mondo, non credo che ragionare di gatti e di cura possa scalfire l'indifferenza degli indifferenti, credo però che ci siamo privati della possibilità di leggere il mondo da co-creatori spirituali anziché da distruttori onnivori e che questo ci abbia danneggiato definitivamente.


Così come ci vuole una vita ad elaborare i traumi, ci vorranno generazioni nuove e un mondo diverso per parlare di anima, e di gatti, sentendosi a casa, nella grande casa solidale del mondo.

Accogliere un animale abbandonato non mi ha mai fatto sentire migliore, semmai mi ha permesso di capire chi sono. Ho imparato a restituire responsabilità a chi non se le è prese, proiettando su di me l'idea di un vaso che tutto l'amore potesse contenere.


Grazie ai miei gatti, ai miei cani, grazie a Ginger.


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