“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”
A giudicare dalla quantità di articoli sulle ferite familiari e le relazioni tossiche che invadono la rete (quante ce ne vengono proposte ogni giorno?), pare proprio che la retro-psicologia come paradigma culturale per spiegare le forme di attaccamento e le relazioni, sia ancora saldamente in sella: ciò che ci è accaduto nell'infanzia, condizionerebbe pesantemente il nostro destino.
Tutti possiamo trovare titoli come "le ferite del tuo passato condizionano il tuo presente", "il tuo stile di attaccamento spiega la tua infelicità di coppia", "il rapporto coi tuoi genitori alla base delle gabbie sentimentali", "il genitore che hai avuto condiziona l'educazione di tuo figlio" accompagnati da immagini di cuori straziati e spesso sanguinanti.
Al netto dell'enorme e necessario lavoro di divulgazione psicologica avvenuto nell'ultimo secolo e soprattutto negli ultimi venti anni, grazie al quale siamo diventati tutti più consapevoli circa i nostri disastri emotivi e sentimentali e circa gli innegabili nessi con le nostre storie familiari, dobbiamo anche interrogarci su cosa voglia dirci (o meglio insegnarci) un modello che rintraccia nel passato biografico e collettivo, le nostre incapacità di oggi.
È un modello culturale che abbiamo introiettato così a fondo che. probabilmente. nemmeno ci accorgiamo di quanto sia vasto lo spazio che gli assegniamo nelle nostre vite.
Attenzione: non tutte le psicologie amano il "retro" ma forse dobbiamo interrogarci sul fatto che siano quelle più in voga in questo periodo di emergenza. Emergenza sanitaria, emergenza di guerra. Emergenza.
Può risultare infatti più gratificante in termini di lamentela, ritenere responsabili i nostri genitori per le nostre infelicità o insuccessi, perché in questo modo possiamo anche da adulti, continuare a chiedere che un genitore simbolico (un partner, lo stato, il governo, la politica internazionale) ci dia protezione, accudimento, controllo.
Quando però è la politica dell'eterna emergenza a governare il nostro tempo, noi, come soggetti, diventiamo incapaci, irresponsabili, impauriti, manipolabili.
Per evolvere invece, per fare salti evolutivi, soprattutto in tempi di cambiamenti epocali come questo, occorre essere lucidi e responsabili in una parola, occorre essere adulti.
Per stare alla situazione emergenziale, cito altri titoli che abbiamo letto in questi giorni " il reddito di cittadinanza non verrà più erogato", il sei marzo scoppierà la guerra nucleare", i pensionati non riceveranno la pensione", gli scaffali dei supermercati sono vuoti"
Mentre mi interrogo sulla leicità di una simile "informazione", mi viene in mente che, tanto tempo fa, mi venne insegnato che solo la responsabilità individuale, dalla vita di relazione e familiare fino agli scenari geopolitici, può dare conto di un cambiamento.
Mi venne insegnato che la responsabilità individuale non può essere delegata ad altri, pena l'ingovernabilità di qualsiasi contesto.
Oggi, invece, siamo noi che dobbiamo farci carico degli esiti di una politica scellerata, dalla pandemia alla crisi ucraina, ed è sui civili di tutte le guerre che ricadono le conseguenze dell’odio sanguinario dei potenti.
Cosa abbiamo fatto nelle nostre vite per evitare di fomentare l’odio sanguinario, potrebbe essere una domanda interessante, in termini di responsabilità individuale. Che poi, detto tra noi, fossero solo gli allarmismi psicologici, va ben, ce la potremo fare, ma l'informazione mainstream che riguarda la situazione pandemica e geopolitica attuale è tutta di stampo terroristico. Una buona prassi, potrebbe essere respirare dieci secondi ogni volta che apriamo il telefono e veniamo assaliti da una quantità di titoli che fomentano incertezza, paura, allarmismo: respirare dieci secondi e tenere salde le nostre menti e le nostre emozioni.
Un piccolo escamotage che però può essere utile per uscire dalla passività nella quale ci getta una informazione che ci paralizza nella paura, nel terrore, nella rabbia, nel senso di impotenza, nell’odio, come a volerci inchiodare ad un insano infantilismo, ben diverso dal lecito senso di impotenza, sgomento, rabbia e tristezza che tutti proviamo in questo periodo.
Non troveremo, fuori dall' informazione mainstream, notizie più rassicuranti ma certamente troveremo pensieri complessi, non divisivi, che ci allenino a pensare con la nostra testa, in una parola, paradigmi più realistici e praticabili con cui fare i conti.
Da adulti.
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